Maria Gorno - Poesia "BORNATO " - 1928

BORNATO 

Vuoi saper che sia Bornato?   
E’ il paese ... del selciato!    
Che si erge, ben grazioso,
su d’un poggio delizioso. 
   
Dei suoi colli fino al piano    
il tuo sguardo ve lontano,     
e t’allieta mente e cuore,     
più non senti il malumore.
   
Giù nei piani ti ricrei,    
su pei colli, poi ti bei     
fra il bel verde e i paesetti,    
e le ville fra i boschetti.
 
Se tu passi ai piedi suoi
sopra il treno, o come vuoi,
ti dischiude i dolci incanti
che, schierati, ha sul davanti.
 
Così t’offre, da volpone,
lusinghiera l’illusione
nascondendo fra i suoi muri
gli antri bui e i sassi duri.   
 
Dalla chiesa, la facciata
dominante la spianata,
ti dà al còre, nel passare,
impressioni dolci e care.
 
Lì d’accanto al suo sagrato,   
tutto a fiori coltivato,    
fra gli alberi fronzuti,
 
sta il bel parco dei Caduti.
 
 
E nell’alto fabbricato    
che del parco sorge a lato,
vi si accoglie, ogni giornata,
di bei bimbi una nidiata. 
 
Esso allarga i suoi confini,
per i giochi dei bambini,
fino al gran reticolato
dove godi il bel creato.  
 
  Là, dimorano, serene,
sante Suore a far il bene,
là, se indugi, o passi via,
senti al cuor la poesia   
 
 Poesia degli orizzonti,
 d’incanti e bei tramonti,
 
d’albe d’oro, di versura,
e d’incanti di natura.
 
Quattro passi più in avanti,
c’è il giardino, detto Fanti,
il cui parco, ben ombroso,
un palazzo tiene ascoso.
 
E di lì, per un buon tratto,
tu ti vedi passar ratto,
e le case coi loggiati,
e i vigneti e i verdi prati.
 
 
Finalmente, fiero e bello,
si presenta un gran castello,
che nell’aria par librato:
è il castello di Bornato !
 
 Esso emerge dalle mura,
che, turrite e con versura,
gli fan solida difesa
fino ai piedi dell’ascesa.
 
Con cert’aria da sovrano
guarda i colli e il verde piano,
che immerso gli sta in fronte
fra uno splendido orizzonte.
 
E’ dimora d’un signore
d’alta mente e nobil cuore,
      che il benessere ha portato
al villaggio di Bornato. 
 
Alle falde del maniero
nell’aspetto un po’ severo,
dove tutto intorno tace,
sta la villa della pace.
 
Da chi passa in ferrovia
    è creduta un’abbazia,
 per il lungo colonnato,
per il tetto acuminato.
 
Là, una dama tutta bianca
sofferente e molto stanca,
venia spesso a riposare
 fra memorie dolci e care.
 
Or, siam giunti alla stazione
ma, nel cuore la visione
 di quel colle soleggiato,
ove adagiasi Bornato.

Ci sorride, ci accarezza
con amore e tenerezza,
e c’invita a rigodere
il viaggetto di piacere.

 
Poesia della Maestra Maria Gorno
Insegnante nel 1928 alla scuola elementare di Bornato