Un'immagine plastica di buona fattura logorata dal tempo, recentemente ritoccata per rivendicarne l'effige rispettandone l'originaria impronta e il sentimento popolare. Il Cristo della Rumelgia, quello autentico e originale, è rimasto nella memoria della gente per l'intramontabile significato umano, culturale e simbolico impresso dalla percepibile personalità creativa del suo versatile autore scomparso nell'aprile del 1977, quattro giorni dopo aver compiuto l'opera senza poterla inaugurare.
"Il Cristo della Rumelgia"

di Bornato è il risultato di un mestiere remoto che affonda radici nella migliore tradizione lombarda e trentina degli intagliatori del legno, in esso si riassumono l'estro e la maestria di un appartato ma riconosciuto scultore bresciano del '900, Francesco Lorandi. Il volto di Cristo dai tratti essenziali e schematici riporta per citazioni e fattura alla concezione di bottega tramandata per generazioni, secondo gli antichi canoni corporativi, sulla quale si imperniano progettualità e pratica manuale. Francesco Lorandi a questi riferimenti di antico e nobile stampo affida il suo messaggio poetico sempre rispettoso degli eletti esempi storico-artistici (era d'uso il riferimento a immagini e riproduzioni di togati maestri dell'arte antica) delle grandi epoche della scultura lignea. Su una traettoria lunga ed intensa di proposte tra Medioevo e Ottocento l'intagliatore ritrova trasversalmente una ragione perennemente rinnovata al suo percorso figurativo (era anche disegnatore e pittore) durato attivamente per oltre mezzo secolo. Primo discepolo di abili maestri del legno, poi restauratore con bottega propria sul viale XX Settembre, nel cuore commerciale dell'antica Brescia ora completamente mutato.
In prossimità del laboratorio, luogo di apprendistato per i giovani incuriositi da un "mestiere" basato su rigore e sensibilità, sorgevano le scuole elementari "Sorelle Ugoni e Montessori".
Oltre la cinta i piccoli scolari si soffermavano curiosi di spiare il prodigio dei gesti del già maturo maestro (correvano gli anni '60) capaci di rigenerare mobili antichi e formare statue destinate a privati e luoghi di culto. Un uomo di notevole fascino ed abilità strumentale Francesco Lorandi, con già un nutrito curriculum ideativo ed esperienziale alle spalle quando, nel 1977, portò a compimento il Cristo della romiglia considerato un'opera interessante sotto il profilo esecutivo e dell'impatto espressivo.
Una scultura volutamente non raffinata e leziosa poichè l'intento era quello di inserirla e farla vivere in un ambiernte agreste integrandola in esso con naturalezza e spontaneità. Non quindo un'avventura di scalpello bensì il risultato di un interiorizzato culto del legno coltivato con caparbietà sui modelli chiaroscurali della figura disegnata e modellata e sulla padronanza strumentale. Lorando si conferma anche in questo lavoro, apparentemente minore, un intagliatore dalle buone basi strutturate su un esercizio classico tramandato di padre in figlio che non concede ripensamenti e superficialità.
In questa visione d'insieme, tra accademismo e semplicità popolare di colloca il Cristo di Bornato. L'opera costituisce certamente uno dei pochi intagli scultorei pubblici di Francesco Lorandi (se ne conoscono tre), forse il più rinverdito dalla memoria locale e con una visibilità immediata dovuta alla particolare collocazione.
Un Cristo del viandante che porge l'augurio di buona strada sulle vie interne della Franciacorta offrendo ancora, a distanza di tre decenni dalla prima esecuzione, una elevante sosta creativa e di meditazione.
Prof. Alberto Chiappani-Critico d'Arte